Il titolo di questo articolo è…

Kevin Cortella
3 min readMay 25, 2021

Questa mattina sono uscito con Barbara. Per chi non ne fosse a conoscenza — e credo sia la maggioranza — Barbara è il nome della mia MTB. Vi lascio qualche secondo per provare a indovinare il perché.

1…2…3…4…5

Niente?!? Lo sospettavo. Come biasimarvi… Avete ben altro a cui pensare che dare un nome alla vostra due ruote, giusto? Ad ogni modo… Essendo ella la mia bicicletta e trattandola io come una figlia, ecco che allora acquisisce il mio cognome, diventando Barbara Cortella, alias B.C.

Vi lascio qualche secondo per riprendervi, prima di passare a delle riflessioni decisamente più profonde e formative.

Barbara!

Mentre mi appresto a salirle in groppa, ecco avvicinarsi la vicina, che notando la mia tenuta da esploratore, commenta:

Eccolo che parte! Dove sei diretto oggi?

A tutta prima le rispondo col mio consueto “Non lo so!”, le sorrido e prendo il largo. Ma più pedalo, più mi guardo attorno e più quella sua domanda sembra “darmi fastidio”. Una volta a casa, ho provato a chiedermi il perché.

Perché ci deve sempre essere una meta da raggiungere?

Non credo di aver trovato il sacro Graal, ma nemmeno di aver scoperto l’acqua calda, se dico che vera felicità si nasconde in quelle attività svolte non per raggiungere uno scopo, ma per il profondo benessere che sperimentiamo mentre le pratichiamo. E credo che ciò sia particolarmente vero quando ci troviamo a contatto con la Natura: muoversi con una destinazione in mente rischia di portare la nostra testa a focalizzarsi unicamente sul traguardo e non sull’apprezzamento della meraviglia che ci circonda in ogni momento.

Valle del Chiese, Trentino, Italia.

Gnaskor, ovvero girovagare: cosi’ vengono definiti i pellegrinaggi in Tibet. Un pellegrinaggio è in ogni cultura un cammino di purificazione, però nel girovagare, nel camminare in tondo, non c’è alcun punto d’arrivo, che invece è fondamentale nei pellegrinaggi che intendiamo noi. Gerusalemme, Roma, La Mecca: senza una meta come si sa quando si e’ raggiunta la purezza? Trovavo un legame tra questo bisogno di città sante alla fine del cammino e l’ossessione alpinistica per le vette delle montagne: fin da bambino sentivo usare la cima come metafora del paradiso, e la parola ascesa in senso spirituale. Mi ricordai che invece il più importante pellegrinaggio tibetano consiste nel compiere un giro intorno al monte Kailash, che per quella cultura è sacro. Kora in tibetano, cirumambulazione in italiano: i cristiani piantano croci in cima alle montagne, i buddisti tracciano cerchi ai loro piedi. Trovavo della violenza nel primo gesto, della gentilezza nel secondo; un desiderio di conquista contro uno di comprensione.

Paolo Cognetti, Senza mai arrivare in cima, Einaudi, 2019

Perché ci deve sempre essere una distrazione?

Nel mio “gnaskor”, capita spesso di incappare in altri atleti o aspiranti tali, tutti — o per lo meno la maggior parte — isolati da questo mondo tramite un paio di cuffie. Che peccato — commento sommessamente in questi casi — così si perdono quell’incessante colonna sonora che è il mondo stesso:

  • un cane che abbaia, infastidito dalla nostra invasione del suo spazio personale;
  • l’instancabile frinire dei grilli, il vivace cinguettio degli uccelli, uniti nelle celebrazioni per l’arrivo della bella stagione;
  • la brezza che accarezza gli steli;
  • i gioiosi dodici rintocchi di un campanile che rieccheggiano nella vallata;
  • una mamma che chiama il figlio a raccolta, essendo il pranzo quasi pronto;
  • l’incessante precipitare di una cascata, il quieto scorrere di un ruscello;
  • motociclette in lontananza;
  • il suono della mia voce felice, mentre saluto qualsiasi passante;
  • l’accelerare del battito cardiaco a ogni faticosa salita, a ogni impegnativa discesa.

Perchè non ci basta semplicemente vivere?

E non come se ogni giorno fosse l’ultimo. Proprio il contrario: vivere come se ogni giorno fosse il primo. Come se — in altre parole — rinascessimo ogni mattino, ricominciassimo da capo. Come se fossimo di nuovo bambini, non dando nulla per scontato ed entusiasmandoci anche per la più piccola e apparentemente insignificante scoperta.

Vedere il mondo, cose pericolose da raggiungere, guardare oltre i muri, avvicinarsi, trovarsi l’un l’altro e sentirsi, questo è lo scopo della vita.

James Thurber, I Sogni Segreti di Walter Mitty,1939

--

--

Kevin Cortella

Sono un corsaro al servizio di Sua Maestà l’Educazione. ||| I’m a corsair at the service of Her Majesty the Education.