Cara mamma, della tua festa me ne infischio!

Kevin Cortella
3 min readMay 11, 2021

Mia dolcissima e insostituibile madre (no, non mi occorre nessun favore, tranquilla),

avrai forse notato come negli ultimi ventinove anni io…

… Aspetta un secondo…

29+1=30

Santa la rana mannara! (cit. Roberto Mercadini)

Non ho ancora una compagna, non ho ancora una macchina, non ho ancora un lavoro a tempo indeterminato… Cosa diavolo sto facendo della mia vita?!

(alodneviV : atsopsiR)

Perdona il doveroso volo pindarico. Non si ripeterà.

Dicevo…

Ti sarai forse accorta di come negli ultimi n anni non mi sia mai curato di celebrarti nel giorno della tua Festa. Che figlio ingrato!

Non è vero — mi dirai — ricordo bene quella miriade di lavoretti che mi portasti a casa dalla scuola materna.

Ecco, è proprio a proposito di questo che ti voglio parlare.

Credo concorderai come quella non fu affatto una mia decisione; semplicemente, io fui parte di un’equazione: domenica=Festa della Mamma=regalo=AMORE!

BLEAH!

Dammi qualche attimo per riprendermi che comincio ad avere la nausea…

Che schifo. Posso dirlo? Che schifo (ormai l’ho detto)!

Non vedi ciò che sta succedendo qui, mamma?

Ci stanno dicendo, ci hanno detto e con tutta probabilità continueranno a dirci, che l’AMORE — una passione, un qualcosa di così astratto e universale — si può (ascoltando qualcuno sembra addirittura si debba) esprimere attraverso ARTEFATTI — oggetti, roba del Pianeta Terra, umana, molto spesso superflua. Non solo: ci stanno anche dicendo che ci sono giorni specifici dell’anno in cui farlo (la Festa della Mamma, la Festa del Papà, Natale…). Come se poi nei rimanenti trecentosessantacinque (o trecentosessantaquattro, in base al calendario) uno possa ritenersi esonerato dal dimostrarlo.

BLEAH!

Scusa, un altro conato…

Cara la mia mamma, io ti celebro

ogni volta che mi sveglio e capisco che il cuore che TU mi hai donato continua a pompare vita nelle mie vene. Ogni volta che piangi per niente, perché — indovina! — anche io piango per niente! Ogni volta che mi porti i vestiti lavati (Sì, lo ammetto, sono ancora sprovvisto di una lavatrice — Breve storia triste) e noto che li hai stirati, anche se sai benissimo che sono quasi tre anni che non lo faccio più (A proposito: te l’ho mai detto che in giro per il mondo ho spesso sentito essere messa alla berlina questa mania di noi Italiani di “sprecare” il nostro inestimabile tempo per stirare i nostri indumenti?). Ogni volta che cucini per me e dici di aver preparato qualcosa “proprio come piace a te, figlio”. Ogni volta che ti saluto e sono consapevole che potrebbe essere l’ultima volta che ti vedo (perché — che tu ci creda o no — io potrei morire o tu potresti morire qualche attimo dopo). Ogni volta che cominci a ridere e io comincio a ridere e tu non riesci a fermarti e io non riesco a fermarmi. Ogni volta che non posso fare a meno di partire, ma non posso fare neanche a meno di versare un fiume di lacrime, poiché so quanto mi mancherai. Ogni volta che semplicemente guardandomi negli occhi capti che c’è qualche cosa che non va. Ogni volta che torno a casa dopo un lungo viaggio e trovo che il tuo AMORE per me è rimasto lo stesso.

Potrei andare avanti per ore e ore, dato che la vita è ovunque uno voglia vederla (mammia-mia-che frasona, Kevin, che frasona!) e Vita è esattamente ciò che tu mi concedesti quasi (ho detto quasi!) trent’anni fa, ma sarebbe totalmente inutile: anche celebrandoti più volte al giorno non riuscirò mai a ringraziarti a sufficienza di questo tuo incommensurabile e altruistico gesto.

Ciò nonostante, non smetterò di farlo, non ti preoccupare.

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Kevin Cortella

Sono un corsaro al servizio di Sua Maestà l’Educazione. ||| I’m a corsair at the service of Her Majesty the Education.